In Curating Worlds. Museum Practices in Contemporary Literature (Northwestern University Press, 2025) l’autrice, Emma Bond, propone un’indagine accurata delle diverse modalità di interazione, o meglio di ‘curatela’ (curating), che oggi sembrano legare a doppio filo l’universo museale e quello letterario. In questo studio interdisciplinare – che si situa al crocevia tra gli studi letterari, la museologia e le teorie della memoria – l’autrice mette in relazione una serie di pratiche museali con alcune opere letterarie recenti in cui la narrazione si costruisce e sviluppa proprio grazie a dispositivi narratologici affini o, quantomeno, paragonabili a tali pratiche. Muovendo dal presupposto che tanto i musei quanto i testi letterari operino come potenti «storytelling engine[s]» (p. 4), l’autrice esplora le logiche e le strategie narrative che i musei, in particolare quelli memoriali – i cosiddetti «memory-museums» (p. 6) –, condividono con una parte significativa della produzione letteraria contemporanea. La lente attraverso la quale l’autrice si propone di esplorare quest’interazione museo-letteraria è quella della materialità degli oggetti.
Il volume si articola in sei capitoli, incorniciati da un’introduzione e da una conclusione. Ognuno di questi capitoli è dedicato a una specifica pratica museale – collezionare, curare, esibire, archiviare, conservare e restituire – e sviluppa un duplice percorso d’indagine: da un lato, l’autrice esamina come ognuna di queste pratiche venga utilizzata dai musei per elaborare e veicolare narrazioni; dall’altro, analizza le modalità attraverso cui la letteratura contemporanea si sia appropriata di queste pratiche, rivisitandole, ripensandole e talvolta trasformandole. Attraverso un apparato critico ad hoc, ogni capitolo esplora così una specifica modalità di interazione tra universo museale e universo letterario, mostrando come entrambi, attraverso pratiche e linguaggi simili ma pur sempre specifici, contribuiscano alla costruzione e alla trasmissione della memoria, sia essa personale o collettiva. Al centro, ci sono gli oggetti, che di volta in volta vengono analizzati nella loro dimensione materiale di frammenti o feticci, di reliquie o tracce ma anche di scarti o rifiuti che, a volte, sarebbe forse meglio lasciar andare o dimenticare.