Instagram è un social network proprietario collegato al gruppo Facebook, che marchi e celebrities usano come vetrina a livello globale, e che vede un continuo ricorrere di immagini di corpi basati sui canoni dominanti. La condivisione di selfie e altre immagini corporee, spesso pubblica e aperta, e il confronto continuo con le regole della communitysono fra gli elementi che sottolineano come questa piattaforma si configuri come dispositivo di controllo e pattugliamento dei confini per le performance soggettive. Esemplare è la questione relativa al confine della ‘nudità’ su Instagram, che ha portato al movimento #freethenipple e alla necessità di non confinare i corpi privi di vestiti nella sola pornografia.
In molte reclamano il bisogno di ‘normalizzare’ lo sguardo sui corpi che abitiamo come strumento di lotta ed empowerment: scegliere di mostrare il proprio corpo diviene essenziale per riappropriarsi del proprio diritto ad occupare spazio e possedere una agency sia individuale che collettiva (per un esempio, si veda il rapporto fra immagine e testo in questo post dell’autrice ed attivista Carlotta Vagnoli: https://www.instagram.com/p/CEi-OKElj95/). Troppo spesso invece il discorso pubblico si scaglia violentemente contro la messa in scena di posizionamenti che non si conformino agli scenari della normatività estetica, secondo cui solo ciò che appartiene alla cultura del ‘bello’ è mostrabile senza necessità di giustificazioni o spiegazioni.